sabato 21 agosto 2010

Il groviglio Meridionale - settima parte

I PARTITI POLITICI
di Rodolfo De Mattei

   Esaminare in qual modo il Mezzogiorno, come forza del pensiero, si sia irserito nella vita politica della nazione, è ancora un mezzo onde ricercare per quali vie esso abbia prospettato il suo problerut e ne abbia cercato, istintivamente, la soluzione. Forse il segreto, la chiave di studio del problema meridionale, sta qui: guardare a quali espressioni politiche il Sud ha dato la sua adesione, - se bisogno politico è tutt'uno con bisogno economico e spirituale, - appurare quali partiti hanno fatto fortuna nelle sue regioni, sotto quali aspetti ed esigenza - insomma - il Mezzogiorno si è manifestato. Questo è ancora un mezzo di approfondire il problema intimo della sua vita. Ma appunto da questa ricerca emerge come il Mezzogiorno abbia metodicamente mantenuto un costume di abdicazione della propria personalità e individualità a favore del principio statale, riserbandosi un posto di deferente solitudine contemplativa e studiosa. E' necessario ricordare che fu il Mezzogiomo a dare all'Italia la filosofia della destra liberale, una dottrina cioè che aflermando energicamente l'autorità dello Stato approvava la pratica della burocrazia e dell'accentramento, che doveva risolversi a danno dello stesso Mezzogiorno. Dal pensiero meridionale lo Stato fu divinizzato. Tramite fra questo Stato e le masse furono in maggior parte quei rappresentanti delle classi alte, alle spalle delle quali le masse avevano sempre vissuto: indistinti gli interessi, si ebbero dunque uomini e non partiti. D'altronde, popolo profondamente individualista, il meridionale, è infatti storicamente sprovvvisto di una casta militare, esso era legato a qualsiasi organizzazione ideale che raccogliesse gli intelletti in una uniforme posizione politica. Una dedizione generale al socialismo avrebbe risolto il suo problema: a suo modo, ma l'avrebbe risolto, e Colajanrri vi credette fermamente. Ma Colajanni fu un solitario, e solitario fu ogni deputato che il Mezzogiorno espresse. Tutto il Mezzogiomo è una serie di solitari che non riescono a diventare folla. Dal '60 in giù per lungo tempo, i deputati, i politici che il Mezzogiorno diede alla nazione, e non furono podri,  furono onesti e severi uomini che si affacciarono, senza amalgamarsi, nell'agone parlamentare, recando ognuno la stretta resporìsabilita e voce del proprio collegio (tipico è il caso del socialista De Felice, sciovinista rappresentante di  Catania), depositari ed eredi di quello spirito municipale che fin dal'67 l'Amico aveva segnalato nella proverbiale inimicizia fra Messina e Palermo, Catania e Acireale, Giarre e Riposto, ecc. Un problema economico totale, un interesse regionale, non fu visto, per esempio, dei Siciliani, ma sì un interesse particolare di questo o quel circondario. Di codesto sentimento campanilistico ed egoistico è indispensabile tenere rigorissimo conto, allacciandolo al difetto di spirito di associazione e di cooperazione, onde comprendere il mancato verificarsi in Sicilia, e nel Sud in generale, dei grandi passi economici altrove compiuti dalle indigene facolta di affiatamento, promotrici di imprese industriali ed agricole.

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