di Rodolfo de Mattei
E' ancora presto per lumeggiare quel che il P.P.I. ha fatto nell'interesse del Mezzogiorno, ma non si può negare che esso ha affrontato delicate questioni, quali quella del Credito Agrario, del latifondo, ecc. senza parlare della Proporzionale che si ispirò alla necessità di rompere i circoli chiusi dei collegi onda dar possibilità di affiatamento agli interessi distanti. Ma lo sforzo dello Sturzo, apprezzabilisimo, fu di affrontare il problema senza darsi l'aria di lavorare pro domo sua: egli invoca il decenrramento per tutta l'Italia e non solo pel Mezzodì, ma è chiaro che il Meggiogiorno ne ha più bisogno e il Continente meno.
Quasi nello stesso tempo (1920) il Partito socialista s'interessiò del Mezzogiorno, pubblicando sull'"Avanti!" un manifesto per un prestito comunista necessario alla "Bonifica Rivoluzionaria" del Sud: "Abbiamo troppo dimenticato i nostri fratelli del sud perchè oggi possiamo indugiare ancora nell'adempimento del nostro preciso doivere. Sappiamo che il Mezzogiorno ci darà le guardie rosse più fedeli ed ardtite..." Ma, venuto dall'alto, questo tentativo non attecchì; lo spirito essenzialmente critico diffidente, pratico dei meridionali, non fece buon viso alla rivoluzione. Piuttosto si fece strada a quell'epoca, una corrente di cui è utile tener conto, come buon indice di un principio di risveglio e di confidenza nelle proprie forze: la corrente separatista che preoccupò il ministro Nitti, e interessò anche la Massoneria, si da rendere necessaria una visita raffreddatrice di Torrigiani in Sicilia. Questa corrente, che richiamava lo spirito siciliano a quella tradizione e vocazione autonomisita mantenutasi incorrotta fino all'unificazione, fu troppo vaga e sotterranea per denunziare i suoi precisi criteri di assestamento economico: ma era già un richiamo all'iniziativa e al buon senso locale: elemento non trascurabile di resurrezione politica.
Quanto al partitofascista, è ancora troppo presto per parlame. E necessario tuttavia stabilire che scarsa è stata la sua penetrazione del Mezzodì. per varie già rilevate ragioni (mancanza del sovversivismo, apatia politica, ecc.), ma sopratrutto 'per la non rilevata ed essenziale ragione psicologica della ripugnanza nativa dei meridionali, specie isolani, all'irregimentazione di partito, all'abdicazione della propria personalità e libertà. S'e detto avanti quanto questo popolo sia, per natura, individualista. Non si dà, mani e piedi legati. Vuole libera la critica e la mossa. Dove andrà a finire, con tale temperamento, è inutile prevedere: importante
è il fatto. Sono, però, assai promettenti i discorsi dell'on. Mussolini a proposito del Mezzogiomo. Il nuovo govemo sembra animato da precise intenzioni a pro del Sud, ed è indubitabile che molto esso potrà fare e farà. I Gruppi di Competerza, organismi creati con squisito intuito pratico, sarebbero stati singolarmente adatti ad integrare l'opera dei Capo del Governo se non fossero falliti sul nascere. Pregevole è la Relazione Rocca sui problemi economici siciliani, ma non priva di qualche lacuna, imputabile alla sommarietà dei contatti che il Relatore tenne sul posto. Pure, dai Gruppi di Competenza, se sul serio operanti, molto il Mezzogiorno.avrebbe potuto avvantaggiarsi specie se essi avessero fatto appello sul posto allo spirito e alla cooperazione locale. Qui sta appunto la chiave del problema: scuotere i meridionali dall'aspettazione passiva di taumarurgiche soluzioni del loro problema vitale, e dar loro la sensazione, la convinzione, la volontà di risolverlo direttamente. Ma già un nuovo impulso è sorto in Sicilia - terra caratteristica ripetiamo, che sarà bene avvezzarsi a considerare con interesse negli svolgimenti della vita meridionale e nazionale - un impulso
di cui e necessario prender nota: le Leghe economiche che vanno formandosi fra le classi produttive dell'isola; leghe che hanno, anche se destinate a rnancare, il loro significato, quale spontaunea espressione di un sentimento ormai desamente acquisito dai siciliani: quello delle possibilità della loro regione e del valore del contributo economico siciliano nel bilancio della nazione.
Fine della puntata
9.Continua
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