Teoria e Pratica
di Rodolfo De Mattei
Trascurati questi due essenziiali capisaldi, i meridionali si metton tutti su una posizione falsa quanto pietosa di implorazione. Occorre che lo Stato pensi al Sud, dia opere pubblìche, mutui bonifiche, carabinieri e leggine. Si invocò la legislazione speciale, e non si comprese che così si rimpicciolivano e tradivano i veri termini del problema. E' manifesta in tutti gli scritti, una coscienza di inferioirà materiale e spiriruale che solo l'intervento diretto ed efficace del governo centrale può guarire. Non si dice: decentrate, lasciate far noi che sappiamo il fatto nostro: ma controllateci, non trascurateci, non dimenticateci, soccorreteci. Linguaggio, anche se polemico e minaccioso, da colonia. Ed è quello che ancora dura. Di fronte a questo linguaggio, che fu anche usato da alcuni fra i più autorevoli meridionali, è naturale che i vari governi non avessero obbligo di vedere un problema totale, nazionale, e ne profittassero per sbriciolare le loro beneficenze contentando i deputati e rimandando sempre la soluzione integrale della questione. Altro errore, gravissimo, fu quello di far dei problemi del Sud questioni a parte, di interesse, cioè, su una "questione meridionale" e mai, chiaramente, su una "questione nazionale". Si parlo sempre, lagrimosamente, di bisogni del Mezzogiorno, mai, recisamente, di bisogni della Nazione. Errore fondamentale, che spostando il punto di vista si risolveva in tutto danno per il meezzodì e l'Italia insieme. Poichè se differibile poteva ritenersi un bisogno d'alcune regioni, non così sarebbe apparso di un bisogno dellla Nazione tutta. Sopravvive ancora l'impressione di una questione tutta a se, e questa persuasione diede per lungo tempo all'Italia la sciagurata sensazione di aver due polmoni, uno vivo e uno atrofizzato, il Settentrione e il Mezzogiorno, e la conseguente convinzione di poter ciònondimeno vivere benone con quel vitale, facendo a meno dell'altro. Solo così può spiegarsi come il Mezzoggiorno che apprestò numerossissimi uomini alla direzione dell Stato, non vedesse ne pur da costoro, nonché riosolto, mai avviato il problema verso la soluzione.Ma è necessario aggiungere che la posizione dei meridionali rispondeva e risponde all'esigenza dello spirito locale. Qual diverso atteggiamento poteva assumere un popolo privo d'iniziativa, di spirito di associazione, di slancio industriale, contento di adagiare la sua vitalità nella tranquilla tabella dell'organico, - un popolo che se diede l'assalto allo Stato fu solo dalla parte dei concorsi di impiego amministrativo? In una regione del Nord le cose sarebbero andate diversamente. Ma nel Sud, per costituirsi in fecondo Consorzio, gli interessati debbono esservi costretti da imposizione governativa.
di Rodolfo De Mattei
Trascurati questi due essenziiali capisaldi, i meridionali si metton tutti su una posizione falsa quanto pietosa di implorazione. Occorre che lo Stato pensi al Sud, dia opere pubblìche, mutui bonifiche, carabinieri e leggine. Si invocò la legislazione speciale, e non si comprese che così si rimpicciolivano e tradivano i veri termini del problema. E' manifesta in tutti gli scritti, una coscienza di inferioirà materiale e spiriruale che solo l'intervento diretto ed efficace del governo centrale può guarire. Non si dice: decentrate, lasciate far noi che sappiamo il fatto nostro: ma controllateci, non trascurateci, non dimenticateci, soccorreteci. Linguaggio, anche se polemico e minaccioso, da colonia. Ed è quello che ancora dura. Di fronte a questo linguaggio, che fu anche usato da alcuni fra i più autorevoli meridionali, è naturale che i vari governi non avessero obbligo di vedere un problema totale, nazionale, e ne profittassero per sbriciolare le loro beneficenze contentando i deputati e rimandando sempre la soluzione integrale della questione. Altro errore, gravissimo, fu quello di far dei problemi del Sud questioni a parte, di interesse, cioè, su una "questione meridionale" e mai, chiaramente, su una "questione nazionale". Si parlo sempre, lagrimosamente, di bisogni del Mezzogiorno, mai, recisamente, di bisogni della Nazione. Errore fondamentale, che spostando il punto di vista si risolveva in tutto danno per il meezzodì e l'Italia insieme. Poichè se differibile poteva ritenersi un bisogno d'alcune regioni, non così sarebbe apparso di un bisogno dellla Nazione tutta. Sopravvive ancora l'impressione di una questione tutta a se, e questa persuasione diede per lungo tempo all'Italia la sciagurata sensazione di aver due polmoni, uno vivo e uno atrofizzato, il Settentrione e il Mezzogiorno, e la conseguente convinzione di poter ciònondimeno vivere benone con quel vitale, facendo a meno dell'altro. Solo così può spiegarsi come il Mezzoggiorno che apprestò numerossissimi uomini alla direzione dell Stato, non vedesse ne pur da costoro, nonché riosolto, mai avviato il problema verso la soluzione.Ma è necessario aggiungere che la posizione dei meridionali rispondeva e risponde all'esigenza dello spirito locale. Qual diverso atteggiamento poteva assumere un popolo privo d'iniziativa, di spirito di associazione, di slancio industriale, contento di adagiare la sua vitalità nella tranquilla tabella dell'organico, - un popolo che se diede l'assalto allo Stato fu solo dalla parte dei concorsi di impiego amministrativo? In una regione del Nord le cose sarebbero andate diversamente. Ma nel Sud, per costituirsi in fecondo Consorzio, gli interessati debbono esservi costretti da imposizione governativa.
Tutto il periodo, ed è ben lungo, che corrisponde a tale atteggiamento è contrassegnato da un apprezzamento massimo della provviderza statale e minimo dell'iniziativa individuale. L'utilità del decentramento non fu sentita appunto pel mistico concetto che il Mezzogiomo ebbe del Govemo centrale.
Quanto alla questione doganale la difficoltà dell'argomento, non fatto per la dominante mentalità tribunizia, si opponeva a una più generale comprersione e difesa, sicché le isolate implorazioni poco contarono di fronte alla pressione settentrionale che indubbiamente aveva programmi definiti, né rivelarono un sentimento e movimento di massa. I casi di Salvemini, Ghisleri, Acerbo sono isolati; come isolato è il caso di A. Distaso,
Quanto alla questione doganale la difficoltà dell'argomento, non fatto per la dominante mentalità tribunizia, si opponeva a una più generale comprersione e difesa, sicché le isolate implorazioni poco contarono di fronte alla pressione settentrionale che indubbiamente aveva programmi definiti, né rivelarono un sentimento e movimento di massa. I casi di Salvemini, Ghisleri, Acerbo sono isolati; come isolato è il caso di A. Distaso,
attuale paziente divulgatore (in "Rivoluzione liberale") della necessità antiprotezionistica del Mezzodì. La maggioranza dei meridionali colti inaridì per lunghissimo tempo l'agitazione del problema in piccole polemiche di partito, in schermaglie preconcettualistiche (piccola proprieta o collettivismo?, Cultura estensiva o cultura intensiva? Sviluppo agricolo o industriale? Strade ferrate o strade rotabili?, ecc.) a cui il Governo centrale non poteva tener dietro, e che in conseguenza eran destinate a rimanere sterili, caduche e mutevoli. Così il problema enorme restava, ma tutto fuor della teoria.
Si aggiunga che l'assillo delle cifre e degli interessi materiali fece perder di vista il problema essenzialissimo, l'educativo, a cui in fondo gli altri problemi facevan capo. Coscienza industriale, liquidazione del brigantaggio, cooperazione agricola ecc., son tutte questioni che si riconnettono fondamentalmente a un caposaldo di rigenerazione intellettuale. L'economia progredisce con l'istruzione.
Anche qui la prima intuizione è di un osservatore non meridionale, di L. Franchetti promotore di quell'"Associaeione Nazionale pergli interessi del Mezzogiomo". a cui oggi è affidata l'"Opera contro l'analfihetismo". Ma chi gitò codesto puno, chi si occupò di quest'opera fra i meridionali? E' un piemontese, Zanotti Bianco, che attualmente anmima l'associazione. Nè può giovar di regolai l caso del Lombardo Radice, apostolo ma sul serio del problema educativo, infaticabile siciliano che ha compreso come il problema meridionale sia in sosotanza problema di educazione, e s'è fatto autore e divulgatore di preziosi libricini, che non loderemo abasstanza, pel popolo della sua isola. C'è soltanto uno stolfi, che chiede scuole per la Basicilacata. Ma poi? comunque, l'Associazione riprende vita: speriamo bene.
Ugualmente lascia a sperare bene l'"Opera Nazionale per il mezzogionbo d'Italia " sorta nel 1921, e a cui lavorano con cuore Padre Semeria (altro settentrionale) e D. Minozzi. "Il problema del Meuzzogiorno è nazionale. Ma noi insistiamo a credere cfu è problema di educazione".
Questo, il perlsiero del Semeria, e questo il concetto informatore dell'Opera, la quale, occupandosi degli orfani di guerra, costruisce edifici scolastici, istituisce asili, scuole professionali, botteghe d'arte. Non sarà mai soverdriamente appîezzat^l'importarza di tale ultima iniziativa (cui lavora anche l'associazione), che si propone di sviluppare nelle maestranze il gusto dell'arte locale, promuovere cioè una rinascita dell'artigianato artistico meridionale, inspirato alle caratteristiche tradizioni paesane. Ma l'Opera non trascura l'educazione agricola, e al di fuori delle cattedre d'agricoltura né molte né progredite del Sud, e libera dall'.,ossessione granaria", si propone di sviluppare caso per caso le varie culture ridrieste dai vari luoghi, di ossigenare la vita delle classi rurali, di assistere gli emigranti. Ora, certo, il prograrnma è solo in piccola parte atruato.
Ma l'Opera lavora con volontiì, ed è diretta da gente che non fi.da nella politica ma solo in se stessa ed ha i piedi ben piantati nella realta; vi si può contare. Ma anche qui: dove sono, chi sono, toltine un paio, i meridio
nali che sul serio confortano e dirigono l'Opera e l'Associazione?
Fine Sesta parte.
6.Continua
Questo, il perlsiero del Semeria, e questo il concetto informatore dell'Opera, la quale, occupandosi degli orfani di guerra, costruisce edifici scolastici, istituisce asili, scuole professionali, botteghe d'arte. Non sarà mai soverdriamente appîezzat^l'importarza di tale ultima iniziativa (cui lavora anche l'associazione), che si propone di sviluppare nelle maestranze il gusto dell'arte locale, promuovere cioè una rinascita dell'artigianato artistico meridionale, inspirato alle caratteristiche tradizioni paesane. Ma l'Opera non trascura l'educazione agricola, e al di fuori delle cattedre d'agricoltura né molte né progredite del Sud, e libera dall'.,ossessione granaria", si propone di sviluppare caso per caso le varie culture ridrieste dai vari luoghi, di ossigenare la vita delle classi rurali, di assistere gli emigranti. Ora, certo, il prograrnma è solo in piccola parte atruato.
Ma l'Opera lavora con volontiì, ed è diretta da gente che non fi.da nella politica ma solo in se stessa ed ha i piedi ben piantati nella realta; vi si può contare. Ma anche qui: dove sono, chi sono, toltine un paio, i meridio
nali che sul serio confortano e dirigono l'Opera e l'Associazione?
Fine Sesta parte.
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