mercoledì 18 agosto 2010

Il Groviglio Meridionale - quarta parte

Ottimismo e Pessimismo.
di Rodolfo De Mattei


 
   È l'epoca delle inchieste e degli stati d'assedio. Si hà la sensazione che v'ha del marcio nel Sud. Ma già, in sede antropologica, il Sergi (siciliano, al quale del resto faceva eco, in sede sociologica, un altro siciliano, il Niceforo) aveva rilevata la inferiorità naturale della razza meridionale rispetto alla settentrionale. Colajanni ne prende lo spunto per accusare il governo e la sua politica corruttrice e corrosiva. Si accendono 1e polemiche. Villari, Bauer, Basile, Fortunato, levano la voce. Di San Giuliano sciorina le tristi condizioni della Sicilia. Nitti denunzia la politica finanziaria condotta a danno del Sud. Ciccotti svela i guai della Basilicata, ecc. Man mano che i singoli guai vengono denunziati, la questione si dilata, si complica, diventa impressionante. I singoli mail si ricongiungono  in un teorizzante problema totale. Il mezzogiorno diviene quasi staccato., estraneo alla vita nazionale, peso morto, polmone atrofizzato, "palla di piombo", ecc. Ogni provvidenza statale assume pertanto caratteristiche di beneficenza. di elargizione, di concessione a fondo perduto. Il Sud appare un paese caratteristico, per folklore, ove non v'ha che lazzaroni, mafiosi, teatri di marionette, ruderi di templi e immondizie; terra di prefetti in castigo e di penitenziari. La terra promessa si appalesava squallida, miserevole, malarica, accidentata. La natura e l'uomo vi si rivelavano  maligni;  e gli studi di sociologia criminale applicati al Sud avvaloravano tale idea. Epoca  di pessimismo. Quest'epoca si può, all'ingrosso, contenere tra le soglie della XVI legislatura, e quelle della guerra europea.
Ma a un rinnovato tono di ottimismo sembrano improntati i nuovi studi. Se si sta alle recenti ricerche e conclusioni di tecnici, economisti e studiosi, il diavolo non è poi così brutto come si dipinge.
Del latifondo cominciano a esaminarsi aspetti e risultati non orridi. Dell'emigrazione si scorgono i benefici indiretti. Della ricchezza siciliana si correggono favorevolmente le cifre: (Zingali). Anzi, a proposito di ricchezza, nella recente relazione sulla questione meridionale fatta al Congresso di Napoli dal Partito Nazionale Fascista si è sentito affermare (ma forse si è corso troppo) che "il Mezzogíorno è ricchissimo di denaro". Inoltre, i nuovi studi di climatologia dimostrano che il regime di piovosità meridionale non è in realtà allarmante e disperante come si riteneva; fanno ugualmente sperar bene gli studi dell'Ulpiani, e così le nuove ricerche di chimica agraria che vedono nella caratteristica di "poca acqua e molta luce", del Sud maggiori vantaggi de"poca luce  e molt'acqua", del Nord; e le recenti conclusioni dell'Omodeo, che vede il Sud ricco di specialissime risorse idrauliche, e le nuove emergenze circa i vari problemi commerciali. Da parte sua l'Arias non esita a dichiarare "erronea" la "credenza, della fatale inferiorità del Mezzogiorno imposta da ragioni fisiche".
   Va perdendo credito, infine, oltre l'assunto degli antroposociologi, il goffo e abusato cliché del lazzarone napoletano, del grassatore calabrese, del mafioso siciliano, mentre vanno maggiormente lumeggiandosi i singolarissimi attributi morali dello spirito meridionale, e il valore etico del Sud. È vero che tale migliore valutazione coincide con l'affacciarsi di altri grandi problemi sull'orizzonte politico, ma sia concesso non rilevare la coincidenza.
   Un fatto sta, importante: la "questione meridionale" perde i caratteri di tragicità.
   E' suggestivo, a questo punto, esaminare la posizione teorica dei meridionali dinanzi al problema meridionale. Riesce spiegabile come sul tappeto nazionale la questione fosse stata posta prima dai settentrionali (che da essi: le prime avvisaglie concrete sono di Sonnino e Franchetti e anche, sì, di un siciliano,  ma vissuto in Toscana, certo Gaspare Amico che già nel '67, cioè appena sette anni dopo l'annessione fu in grado di riassumere in ottanta pagine la sostanza della questione(1). Ed e un settentrionale. il senatore Maggiorino Ferraris, parlamentare carissimo ai meridionali, che si occupa, a preferenza di costoro, degli interessi del Sud. Ed è pure su una rivista fiorentina, "La Voce", che il problema viene spesso e con elevatezza agitato, come nel Mezzodì non si seppe fare. Infine, l'ultimo  e più formidabile e amoroso esame viene da uno studioso non meridionale, da Gino Arias, che nella sua poderosa opera, vincitrice del premio "Villari," affrontò con definitiva analisi il complesso problema(2).
Fine quarta parte

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