lunedì 10 marzo 2014

Francesco Capecelatro, il patriota antiborbonico


Stemma dei CapecelatroFrancesco Capecelatro, duca di Castelpagano, nacque nel 1784 da Michele e Marianna Momile e partecipò giovanissimo alla Repubblica Napoletana del 1799. Fu ufficiale nel periodo napoleonico-murattiano (1806-1815).
La sua opposizione antiborbonica continuò anche nell'età della Restaurazione, aderendo alla Carboneria e partecipando al moto del 1820, per cui fu costretto all'esilio prima a Malta e poi a Marsiglia, ove rimase fino al 1826, quando tornò in Italia a Roma e poi ad Ancona.
Solo nel 1831 potè tornare a Napoli, ma senza esercitare piu cariche militari o di altro tipo. E si ritirò a S.Paolo Belsito presso Nola, ma la sua casa fu aperta a personalità come Bellini e Donizetti e a spiriti liberali. Seguì con grande partecipazione le vicende e le speranze del 1848 e fino al 1860. Morì nel 1863.
Nel seno di questa nobile famiglia napoletana liberale antiborbonica,  nacque, quando era esule a Marsiglia, Alfonso, il 15 febbraio 1824.
La madre si chiamava Maddalena Sartorelli, di elevata e patriottica famiglia, che aveva avuto lo zio Antonio martire repubblicano del 1799 scannato al Ponte della Maddalena e seppe allevare i suoi nove figli "con molto amore, ma con poche carezze".
Studiò a Napoli all'oratorio di S. Filippo Neri, importante centro di studi non solo religiosi, ma culturali, tanto che esso aprì la prima biblioteca pubblica a Napoli.
Nel rapporto con personalità della tradizione neoguelfa, sia storiografica che politica, come l'abate Tosti e C.Troya, egli, nel solco dei sentimenti paterni e familiari, assunse un fondamentale orientamento cattolico-liberale, che lo portò ad avere poi sintonia e collegamenti con personalità come Gioberti, Manzoni, Tommaseo.
Ebbe contatti anche con la scuola del Puoti, di educazione linguistica, civile, patriottica, che incise sulla sua formazione e segnala la sua apertura.
Nel 1847 fu ordinato sacerdote ed avviò una intensa attività di ricerca storica specialmente presso l'Abbazia di Montecassino, legandosi a monaci di grande sensibilità culturale e civile, come il de Vera e il citato Tosti.
Mise in luce nelle sue ricerche, nelle sue opere la funzione nazionale che avevano avuto il cattolicesimo e il papato nel Medioevo, per cui l'Italia non poteva pensarsi senza il cattolicesimo, nè i cattolici potevano sentire l'Italia ad essi estranea, anzi proprio fondamentale mondo storico, da onorare e  rafforzare.
Per questa sua equilibrata e profonda posizione cattolico-nazionale e liberale, ebbe rapporti e stima anche all'estero, in Inghilterra col cardinale Newman e lo stesso primo ministro Gladstone, in Francia con Montlambert.
Era vicino naturalmente alle posizioni di conciliazione tra il nascente stato nazionale italiano liberale e costituzionale e la chiesa cattolica, ed ebbe un decisivo ruolo di equilibrio nel 1860 nello scontro tra chiesa napoletana guidata dall'intransigente e conservatore cardinale Riario Sforza e le nuove autorità italiane.
Fu l'animatore tra il 1865 e il 1886 col Cenni e padre Ludovico da Casoria del periodico napoletano"La Carità", nella quale costantemente auspicava l'abbandono di posizioni intransigenti verso il nuovo stato nazionale e liberale e l'inserimento dei cattolici nella vita politica, in modo da portare in Parlamento uomini seri e di autentica fede cattolica, capaci di dare un contributo specifico costruttivo ed evitare derive anticlericali.
Era lontano da posizioni comunque in contrasto col papato, coltivava "il sogno dorato di una Italia unita insieme civilmente, con un vincolo, però, che doveva avere le sue radici nella fede cattolica e nell'amore del papato."
Nel 1877 alla morte di Riario Sforza si pensò a lui come successore a Napoli, ma ebbe l'ostilità degli ambienti intransigenti, clericali.
Ma egli godeva di grande considerazione presso gli ambienti più avveduti della Santa Sede e così fu nominato da papa Leone XIII per i suoi meriti storico-letterari vicebibliotecario vaticano nel 1879 e arcivescovo di Capua nel 1880.
Nel 1885 fu nominato cardinale e nel 1893 bibliotecario di S. Romana Chiesa e prefetto della Biblioteca Vaticana.
Fu arcivescovo di Capua per 32 anni, lasciando un'orma straordinaria, indimenticabile dal punto di vista pastorale e anche culturale.
Nel 1881 aprì ad esempio al pubblico la biblioteca arcivescovile di Capua e quella del seminario; diede vita nel 1882 ad un periodico divenuto riferimento non solo religioso, ma civile" La Campania Sacra".
Di lui si parlò seriamente di una candidatura al soglio pontificio nel conclave del 1903, con simpatie di cardinali anche stranieri e gradimenti politici italiani ed europei.
Dell'amore per la Patria e dell'obbligo religioso e morale tal senso dei cattolici italiani in particolare, argomentò nel 1900 nello scritto uscito a Milano dal titolo "L'amore di patria e i cattolici particolarmente in Italia",
Morì a Capua il 14 novembre 1912 e, per sua disposizione testamentaria, volle essere sepolto a Montecassino.
Una nipote del cardinale arcivescovo fu Enrichetta Capecelatro, figlia del fratello Antonio, patriota del 1848, antiborbonico fino al 1860, e di Calliope Ferrigni, nata a Torino nel 1863, dove il padre lavorava nelle Poste dopo l'Unità. Fu poetessa apprezzata da Croce e traduttrice dei grandi scrittori russi come Tolstoi e Dostoevskij, Gogol, Puskin.
Nella villa alle falde del Vesuvio del nonno materno, Ferrigni, magistrato, letterato, poi senatore, che sveva sposato la sorella di Antonio Ranieri, Enrichetta, fu ospitato Leopardi durante il soggiorno napoletano e la nipote Enrichetta ne scrisse in "Storia di una casa di campagna" del 1934.
Fu accademica Pontaniana a 29 anni e scrisse una storia della sua famiglia patriottica nel ramo paterno e materno "Una famiglia napoletana dell'Ottocento".
Sen. Riccardo Carafa d'Andria Conte di RuvoSposò nel 1885 a Napoli Riccardo Carafa, conte di Ruvo, anche lui letterato e senatore del Regno d'Italia, della famiglia del grande Martire  del 1799 Ettore Carafa per la parte paterna e del Martire Gennaro Serra di Cassano per la parte materna.
Enrichetta era orgogliosa di essere entrata in una famiglia così patriottica, che aveva dato contributi memorabili nelle componenti maschili e femminili al Risorgimento meridionale e italiano.
Riccardo Carafa fu uno dei fondatori nel 1892 con Croce, Di Giacomo, Schipa, Ceci, della rivista"Napoli Nobilissima". Fu deputato e senatore e morì nel 1920.
Enrichetta è morta a Napoli nel 1941.

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