Qualche anno fa, una parte dello schieramento politico italiano voleva inserire nella Costituzione Europea un riferimento alle radici cristiane dell'Europa: il cristianesimo ha fatto l'Europa, è un elemento comune a tutti i popoli, si diceva.
Il tentativo, osteggiato dai paesi europei che non si preoccupano di compiacere il Vaticano, dimostrava una scarsa conoscenza della storia economica e non solo.
Come credere, infatti, alle radici cristiane di popoli nelle cui case, fino a pochi decenni fa, non c'è mai stata una bibbia, vista la palese ostilità della chiesa (cattolica) alla diffusione dei propri testi sacri tra i non addetti ai lavori, e che in ogni caso non sarebbe mai stata letta, vista l'alta percentuali di analfabeti?
La realtà dell'Italia unita nel 1861 è ben diversa da quella descritta da chi si gonfia il petto ricordando l'eroismo dei garibaldini e i discorsi altisonanti dei patrioti e dei governanti: l'Italia del 1861 era un paese povero e analfabeta, unito dalla fame, dall'ignoranza e dalle malattie. Non certo da idee e valori che appartenevano a pochi.
Camillo Benso conte di Cavour, il primo capo del governo dell'Italia unita, morì nel giugno 1861 all'età di 50 anni per le conseguenze della malaria che l'aveva colpito da giovane, quando abitava in mezzo alle risaie del vercellese. Era ricco, apparteneva a una famiglia di proprietari terrieri, ma la sua vita si interruppe a pochi mesi dalla proclamazione dell'Unità.
Se questa è stata la sorte del primo ministro, figuriamoci come viveva il resto d'Italia. La malnutrizione era diffusa, quasi l'80% degli italiani era analfabeta, come ricorda la Banca d'Italia in una mostra (vedi qui), la vita media era breve, attorno ai 30 anni, la maggior parte degli italiani campava d'agricoltura e non sapeva cosa ci fosse al di fuori del piccolo territorio in cui viveva. E di certo nel resto d'Europa le cose non andavano tanto meglio.
Dunque era un pò paradossale la richiesta di inserire le radici cristiane nella Costituzione europea: un destino comune fatto di fame, analfabetismo e malattie ha unito i popoli molto più delle religioni. Infezioni e malattie hanno sempre ucciso più delle guerre.
Se oggi si vive meglio e più a lungo, dobbiamo ringraziare le persone con il loro ingegno e il loro lavoro, che non a caso è l'elemento fondativo della Repubblica, come ci ricorda l'articolo 1 della Costituzione. Il lavoro e non la religione ha migliorato la vita di milioni di persone che oggi vivono, in media, quasi il triplo di un cittadino del 1861.
PS: la Banca d'Italia ricorda che a fine Ottocento, sotto il peso di ignoranza e analfabetismo, moltissimi rifiutavano le banconote, forse perché non sapevano leggere le cifre scritte sulla carta, e preferivano le monete in metallo prezioso.
Anche oggi in molti vorrebbero tornare alle monete in metallo prezioso....l'analfabetismo è sempre tra noi.
Il tentativo, osteggiato dai paesi europei che non si preoccupano di compiacere il Vaticano, dimostrava una scarsa conoscenza della storia economica e non solo.
Come credere, infatti, alle radici cristiane di popoli nelle cui case, fino a pochi decenni fa, non c'è mai stata una bibbia, vista la palese ostilità della chiesa (cattolica) alla diffusione dei propri testi sacri tra i non addetti ai lavori, e che in ogni caso non sarebbe mai stata letta, vista l'alta percentuali di analfabeti?
La realtà dell'Italia unita nel 1861 è ben diversa da quella descritta da chi si gonfia il petto ricordando l'eroismo dei garibaldini e i discorsi altisonanti dei patrioti e dei governanti: l'Italia del 1861 era un paese povero e analfabeta, unito dalla fame, dall'ignoranza e dalle malattie. Non certo da idee e valori che appartenevano a pochi.
Camillo Benso conte di Cavour, il primo capo del governo dell'Italia unita, morì nel giugno 1861 all'età di 50 anni per le conseguenze della malaria che l'aveva colpito da giovane, quando abitava in mezzo alle risaie del vercellese. Era ricco, apparteneva a una famiglia di proprietari terrieri, ma la sua vita si interruppe a pochi mesi dalla proclamazione dell'Unità.
Se questa è stata la sorte del primo ministro, figuriamoci come viveva il resto d'Italia. La malnutrizione era diffusa, quasi l'80% degli italiani era analfabeta, come ricorda la Banca d'Italia in una mostra (vedi qui), la vita media era breve, attorno ai 30 anni, la maggior parte degli italiani campava d'agricoltura e non sapeva cosa ci fosse al di fuori del piccolo territorio in cui viveva. E di certo nel resto d'Europa le cose non andavano tanto meglio.
Dunque era un pò paradossale la richiesta di inserire le radici cristiane nella Costituzione europea: un destino comune fatto di fame, analfabetismo e malattie ha unito i popoli molto più delle religioni. Infezioni e malattie hanno sempre ucciso più delle guerre.
Se oggi si vive meglio e più a lungo, dobbiamo ringraziare le persone con il loro ingegno e il loro lavoro, che non a caso è l'elemento fondativo della Repubblica, come ci ricorda l'articolo 1 della Costituzione. Il lavoro e non la religione ha migliorato la vita di milioni di persone che oggi vivono, in media, quasi il triplo di un cittadino del 1861.
PS: la Banca d'Italia ricorda che a fine Ottocento, sotto il peso di ignoranza e analfabetismo, moltissimi rifiutavano le banconote, forse perché non sapevano leggere le cifre scritte sulla carta, e preferivano le monete in metallo prezioso.
Anche oggi in molti vorrebbero tornare alle monete in metallo prezioso....l'analfabetismo è sempre tra noi.