Un lettore del Corriere della Sera scrive a Sergio Romano e dice che
“In una risposta a un lettore che parlava, in caso di secessione, di risarcimenti dovuti a questo e a quello, lei non ha fatto cenno al diritto del Sud a un risarcimento per i danni subiti nella forzata annessione al Nord, danni che vanno dai fondi della Banca del Mezzogiorno a industrie, beni marittimi e tante altre cose che avevano fatto del Regno delle Due Sicilie e della sua capitale, Napoli, un insieme di ricchezza e felicità. Il successo del libro «Terroni» di Pino Aprile che parla di queste cose testimonia come sempre più italiani diventino sensibili ai problemi del Sud”.
Risponde Sergio Romano :
”Caro Castellano, Il Corriere riceve in questi giorni molte lettere, soprattutto di lettori meridionali, che deplorano i soprusi dei piemontesi, l’ arroganza del Nord, il sacco del Sud, e rimpiangono una specie di età dell’ oro durante la quale i Borbone di Napoli avrebbero fatto del loro regno un modello di equità sociale e sviluppo economico. Le confesso che, leggendo queste lettere, ho due reazioni alquanto diverse. La prima è un sentimento di fastidio per questo travisamento della storia nazionale. Per unanime consenso dell’ Europa d’ allora il Regno delle Due Sicilie era uno degli Stati peggio governati da una aristocrazia retriva, paternalista e bigotta. La «guerra del brigantaggio» non fu il fenomeno criminale descritto dal governo di Torino, ma neppure una guerra di secessione come quella che si combatteva negli Stati Uniti in quegli stessi anni. Fu una disordinata combinazione di rivolte plebee e moti legittimisti conditi da molto fanatismo religioso e ferocia individuale. La classe dirigente unitaria fece una politica che favoriva le iniziative industriali del Nord perché erano allora le più promettenti, e non fece molto, almeno sino al secondo dopoguerra, per promuovere lo sviluppo delle regioni meridionali. Ma il Sud si lasciò rappresentare da una classe dirigente di notabili, proprietari terrieri, signori della rendita e sensali di voti, più interessati a conservare il loro potere che a migliorare la sorte dei loro concittadini. La seconda reazione, invece, è molto più ottimistica. Vi sono circostanze in cui la rabbia e il sentimento di una ingiustizia patita, anche se fondato su una lettura sbagliata del passato, possono produrre risultati positivi. Se queste lettere indicassero la crescita al Sud del numero di coloro che sono stanchi di andare a cercare fortuna altrove e vogliono dare al Nord una lezione di energia e dinamismo, ne sarei felice. Anziché temere la Lega, il Sud avrebbe interesse a imitarla creando nelle sue regioni un movimento che non si limiti a raccogliere voti per darli al migliore offerente. In altre parole al Meridione serve una «Lega Sud» che cambi in una generazione, come è avvenuto al Nord, tutto il personale politico delle amministrazioni comunali e provinciali. Per raggiungere i loro obiettivi, Umberto Bossi e i suoi compagni hanno inventato i celti e la Padania. Il Sud può inventare il regno felice dei Borbone. Quando sono utili al futuro, i travisamenti del passato sono perdonabili.”
Nessun commento:
Posta un commento