Il Generale Cialdini |
Il 18 settembre 1860 nell'area compresa tra i comuni di Camerano, Castelfidardo, Loreto,
Numana, Osimo, Porto Recanati, Recanati, Sirolo e Ancona avvenne lo storico scontro militare tra l'esercito piemontese guidato dal generale Enrico Cialdini e quello pontificio comandato dal generale francese Louis Cristophe Leon Juchault de La Moricière a cui venne dato il nome di battaglia di Castelfidardo.
I compiti assegnati ai contendenti erano chiari: i pontifici dovevano arrivare ad Ancona ed attendere l'aiuto degli austriaci dall’Adriatico, mentre i piemontesi dovevano impedirglielo. Lo scontro, sebbene condotto in maniera apprezzabile da entrambi gli schieramenti, non fu esente da errori sia sul piano tattico sia su quello operativo. Con i piemontesi attestati lungo la strada postale Loreto-Ancona, presso gli abitati di Acquaviva, Campanari, Crocette, San Rocchetto ed i soli 400 uomini del XXVI battaglione bersaglieri nell'altura di Monte Oro Selva a controllare la vallata verso il mare Adriatico, passare lungo la costa per arrivare ad Ancona era sicuramente una mossa vincente per i pontifici, purché fatta in fretta. Tralasciando volutamente le manchevolezze piemontesi in termini informativi e nello schieramento del dispositivo, i pontifici commisero gli errori più gravi che compromisero l'esito finale. Alle ore 9.30 la manovra di avanzamento a pettine da parte di tre colonne pontificie lungo il litorale Adriatico, tra Porto Recanati e Numana, stava avendo la meglio: la prima colonna di sinistra del de Pimodan, infatti, aveva fatto indietreggiare nell'altura di Monte Oro i bersaglieri piemontesi che nonostante l'esiguo numero si battevano da leoni.
Una stampa che rievoca lo storico scontro - (Museo del Risorgimento di Castel Fidardo) |
I caduti degli opposti eserciti (88 pontifici e 66 piemontesi) furono seppelliti sul campo di battaglia in fosse separate. Nel 1861 i patrioti fidardensi e marchigiani, spinti da umana pietà e rispetto per i combattenti morti a Castelfidardo in quella storica battaglia, decisero di sottrarre i seppelliti alla nuda terra e il 18 settembre iniziarono a costruire un imponente Sacrario-Ossario che per numerose vicissitudini, anche economiche, venne terminato nel 1880 e ridimensionato rispetto al progetto iniziale. Le spoglie dei soldati piemontesi e pontifici furono poste in avelli separati, rispettando la posizione che avevano nel campo, verso il mare Adriatico i pontifici e verso la collina di Monte Oro i piemontesi (…)
Il monumento eretto sul luogo della battaglia. |
De Ségur evidentemente non sapeva delle iniziative intraprese dall'ingegner Antonio Bianchi e dal sindaco Attilio Sciava per realizzare il Sacrario-Ossario in onore dei valorosi soldati degli opposti eserciti. Ma il marchese aveva ragione su una cosa, lo scontro di Castelfidardo era stato troppo in fretta dimenticato dal nuovo Stato italiano. Perché? Anche nell'opuscolo realizzato dalla rivista illustrata Picenum, in occasione dell'inaugurazione del monumento nazionale ai vittoriosi di Castelfidardo del 18 settembre 1912, Nada Peretti scriveva: «La giornata di Castelfidardo nell’opinione pubblica italiana non ha assunto quel valore che — non il breve fatto d'arme — ma la sua conseguenza morale le consente nella storia del nostro risorgimento. E pure essa stabilisce inesorabilmente la caduta del potere temporale dei papi; essa attribuisce al governo del regno di Piemonte, retto dal grande statista Cavour, ed all'esercito di Vittorio Emanuele II, la fortuna della liberazione delle Marche, le quali da lunga vigilia preparavano questa ambita sorte. Io non so se con tale oblio si siano volute evitare contese di primati e di privilegi, e si sia voluta lasciare unicamente al 20 settembre 1870 la fulgida gloria della più grande vittoria di un popolo. Ma la presa di Roma —se pure era e doveva essere il compimento del destino della terza Italia — presupponeva una preparazione, che — svoltasi per vie diplomatiche, fra le cancellerie dei diversi Stati europei—ebbe la solenne conferma del fatto inevitabile e quasi compiuto, nella battaglia di Castelfidardo».
Pio IX |
Così per lo scontro del 18 settembre 1860, avendo chiesto a Cialdini come dovevano chiamare il luogo della vittoriosa battaglia, Cavour si era sentito proporre il nome di Loreto come palese e significativa vittoria contro il Papa: ma il primo ministro aveva optato per lo sconosciuto centro abitato di Castelfidardo, luogo dove avvenne lo scontro più cruento e dove morì insieme a molti dei suoi soldati il generale pontificio Georges de Pimodan, riconoscendone di fatto l'alto valore militare.
Presidente Fondazione Duca Roberto Ferretti di Castelferretto
Dal saggio «Le Marche e l’Unità d’Italia»
a cura di Marco Severini - Edizioni Codex
Dal saggio «Le Marche e l’Unità d’Italia»
a cura di Marco Severini - Edizioni Codex
Eugenio Paoloni
20 dicembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
20 dicembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
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