giovedì 3 marzo 2016

I giustiziati di Napoli dal 1556 al 1862


Chi sostiene che i viaggi nel tempo non esistono non conosce Antonella Orefice. I suoi libri sono scrigni magici che superano ogni confine visibile, sono contenitori di memoria, odori, pensieri, intenzioni, lacrime, dolori, gioie, amori, sentimenti confusi e nascosti dallo scorrere inesorabile di un tempo frettoloso.
Con rispetto e in punta di piedi Antonella racconta pagina dopo pagina, in un libro che è il vero testamento delle tante esistenze dimenticate, sentimenti potenti e strazianti. Quanti giustiziati innocenti o spietatamente colpevoli …quanti pensieri…quanti segreti … quanti cuori battono ancora in quelle umide carte di archivio consultate e tradotte in silenzio e commozione dalla storica partenopea che regala, con passione e generosità, la sua voce a chi voce non ne ha più.

“Registro dopo registro, pagina dopo pagina, quelle anime si sono sprigionate, presentandosi al cospetto della storia dell’umanità con il loro drammatico vissuto, materializzando epoche, volti, emozioni. Sono tornate in punta di piedi, senza pretese, senza vanità, umili e ignude, sperando solo d’essere vestite di memoria. Da ogni nome si è levato uno sguardo, uno stralcio di vita, una voce afona capace di trasmettere mille pensieri in una manciata di parole…”.
E ti ritrovi, semplicemente girando la pagina di un libro, ad ascoltare e rivivere lo strazio di un frate gracile e mingherlino di cui ignoravi l’esistenza, Tommaso Pignatelli, la cui unica colpa era quella di essere seguace del filosofo Tommaso Campanella, pronto ad affrontare tortura e morte con dignità e dolcezza infinita solo perché ritenute giusta punizione per il suo peccato.
A piangere per la sua detenzione lunghissima e ingiusta passata in una fossa buia e profonda di Castel Nuovo e terminata con la morte avvenuta per strozzamento all’interno della stessa fossa per mano dei ministri di giustizia e davanti a guardie e preti commossi fino alle lacrime.
Ti ritrovi a respirare l’aria fetida della peste che nel 1656 invase Napoli impossessandosi di case e strade, di corpi e anime e a sdegnarti di fronte alla presunzione di un potere ottuso e sordo.
Ti ritrovi ad ascoltare i sussurri della congiura di Macchia e ad assistere alla persecuzione e uccisione di tanti nobili napoletani e alla decapitazione del marchese Carlo de Sangro che, impossibilitato a camminare perché nella fuga si era rotto i reni, affrontò il suo destino con dignità, “seduto su una sedia di paglia in giamberga da laccheo e sentimenti di vero cavaliere cristiano”
Ti ritrovi a scoprire una grande storia d’amore e di morte …quella di Giulia della Torre e Geronimo Esposito, nobile e plebeo, assassini per amore, che commosse e zittì preti e popolo. La loro fine viene descritta così dai pietosi Bianchi della Giustizia: “Fu appiccata prima la donna perché non pareva bene che l’altro la vedesse così pendente quando si giustiziava, giudicò il Padre Superiore che si calasse la donna prima che s’eseguisse la giustizia dell’huomo e così fu fatto e poi morto il secondo fu di nuovo appiccata la donna”
Ti ritrovi a visitare una terribile storia di peccato e violenza, quella di Giuditta Guastamacchia e del suo amante prete, che diabolicamente uccisero, senza il minimo pentimento, il giovanissimo sposo di lei, con l’istinto di voler chiudere gli occhi davanti a tanto orrore.
Ti ritrovi a sfiorare gli ultimi istanti di vita di troppe donne, giustamente o ingiustamente condannate, e a osservare, nella lunga fila di anime aiutate a “ben morire” dai frati, nomi sconosciuti di assassine come Geronima Ruta- Rebecca della Cava- Anna Mileto Montalto- Agnese Sorrentino- mischiarsi ai nomi delle uniche due donne ree di stato condannate alla pena capitale, Luigia Sanfelice e Eleonora Pimentel Fonseca.
Girando semplicemente le pagine di un libro ti ritrovi ad ascoltare il rumore potente di una moltitudine di voci, flebili e potenti, delicate e prepotenti, colpevoli e innocenti, fermate nella memoria da frati compassionevoli e raccontate con amore infinito da una donna che non dimentica mai di mettere il battito del suo cuore in ogni parola scritta.


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A. Orefice,  I giustiziati di Napoli dal 1556 al 1862. Nella documentazione dei Bianchi della Giustizia, Prefaz. Antonio Illibato, M. D’Auria Editore, Napoli 2015, pp.370.
Il volume è stato pubblicato con il patrocinio dell’Archivio Storico Diocesano di Napoli  in edizione limitata. Per info e richieste:
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