NAPOLI - DAGLI ARCHIVI FONDAZIONE CORRIERE DELLA SERA
«Non è stato donnaiolo; non ha mai giocato; era gli antipodi di ogni eleganza; la sua frugalità rassomigliava all’avarizia. Ma aveva una grande vanità: essere il papà di tutti, soccorrere i pericolanti nel mare delle scadenze, tenere alto il prestigio della Banca Romana, dove, più che le funzioni del governatore, esercitava quelle di padrone assoluto». Il Corriere della Sera del 20 gennaio 1893 descriveva così «il sor Bernardo» Tanlongo, senatore, banchiere e gran dispensatore di denaro a numerosi uomini politici, tra cui il primo ministro Giovanni Giolitti. L’occasione era l’arresto del banchiere, accusato di aver messo in circolazione banconote allo scoperto per oltre 60 milioni di lire (la Romana era uno degli istituti autorizzati a stampare moneta). L’arresto fu il penultimo atto di un gigantesco scandalo, che coinvolse anche il Banco di Napoli e che alla fine avrebbe travolto lo stesso Giolitti e portato alla nascita della Banca d’Italia come unico istituto di emissione. Il Corriere si schierò con decisione contro l’establishment coinvolto nel pasticcio. Fino a salutare così, il 26 novembre 1893, la caduta di Giolitti: «Il ministero è stato il più detestabile che abbia avuto il Paese... Egli ha riempito la camera di gente inetta o corrotta, che deve tutto a lui e che sperava tutto da lui. L’aveva abituata a seguirlo per vie equivoche e dirupate e confidava forse che anche questa volta gli avrebbe tenuto dietro docilmente». Altri tempi, per fortuna. Ora non succede.
Paolo Rastelli
03 luglio 2010
03 luglio 2010